Ad oggi le spese certificate per gli interventi nel settore della depurazione delle acque nell’ambito del programma operativo regionale Calabria 2014-2020 finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale ammontano a 8,5 milioni di euro, una cifra decisamente irrisoria e i risultati, purtroppo, si vedono.
La Commissione mi ha informato che soltanto due interventi risultano completati. Attualmente, sono ben tre le procedure d’infrazione che continuano a riguardare 174 agglomerati situati nella regione Calabria, a luglio 2020 erano 188 gli agglomerati coinvolti.
Se in circa 5 anni si è riusciti a completare solo due interventi, quale miracolo permetterà di sanare l’intero comparto prima della conclusione del Por 14-20, quindi nel 2023? Se da una parte va benissimo la task force con le Procure, gli esperti del centro “Anton Dohrn” e dell’Arpacal per una verifica costante sugli impianti così da mitigare il problema del corretto smaltimento dei fanghi, dall’altra sappiamo benissimo che ciò non basta: la Regione deve certamente preoccuparsi dei controlli ma anche e soprattutto deve essere il soggetto attuatore, insieme ai comuni, per gli investimenti a favore dell’adeguamento del settore depurativo calabrese.