COMMISSIONE LIBE
In questo mese è stata votata in Libe la relazione della Wikström sulla riforma del regolamento di Dublino in cui sono stata relatrice ombra. Nonostante i nostri emendamenti ed i nostri sforzi per modificare un regolamento che penalizza i paesi di primo ingresso, come l’Italia, nella gestione dei flussi migratori, abbiamo votato contro il testo finale che lascia immutate, se non peggiorate, le conseguenze negative legate al principio del Paese di primo ingresso, principio cancellato solo sulla carta ma che rimane nella sostanza. Sono stati infatti previsti dei filtri che, paradossalmente, fanno gravare sugli Stati di primo ingresso oneri e responsabilità che prima non avevano. Ne sono degli esempi la procedura che serve a filtrare i migranti economici e quella per verificare se ci siano soggetti pericolosi per la sicurezza nazionale o per l´ordine pubblico. Queste categorie di migranti rimarranno nel primo Paese di ingresso e non verranno ricollocate. Non solo. Il tanto criticato sistema degli hotspot, presenti solo in Italia e Grecia, diventa la regola e viene cristallizzato dalla riforma. Come se non bastasse, poi, è stato dato il premio agli Stati da sempre refrattari verso l’immigrazione e l’accoglienza perché è stato introdotto un periodo transitorio di tre anni, mirante ad accontentare i paesi dell ´est, da sempre contrari a qualsiasi forma di ricollocamento, durante il quale potranno evitare di accogliere. Di contro, invece, è stata introdotta la clausola di responsabilità permanente secondo cui i Paesi di primo ingresso, come l’Italia, restano responsabili in via definitiva. Di questa riforma beneficiano principalmente gli Stati del Nord Europa, perché la riforma cerca di evitare i movimenti secondari di quei migranti costretti, cosí, a rimanere in Italia a causa dei filtri previsti. Per noi, in definitiva, questa rimane una riforma che pare cambiare tutto per non cambiare nulla.
Diverse criticità nel funzionamento del sistema europeo e degli Stati membri nella gestione dei flussi hanno trovato l’ennesima conferma nella relazione esposta dal commissario Avramopoulos sull’attuazione dell’agenda europea sulla migrazione. Tra le altre cose, è stato evidenziato che su 1 milione circa di cittadini di paesi terzi trovati in posizione irregolare nell’UE nel 2016, solo la metà ha ricevuto l’ordine di lasciare l’Unione, e meno della metà, ossia 226 000 persone, è stata effettivamente rimpatriata. I tassi di rimpatri insoddisfacenti che si continuano a registrare sono dovuti all’uso inefficace degli strumenti esistenti a livello dell’UE e a livello nazionale. Mentre il tasso complessivo di rimpatri tra il 2014 e il 2015 è passato da 41,8% a 42,5%, il tasso dei rimpatri effettivi verso i paesi terzi è sceso dal 36,6% al 36,4%. Inoltre, escludendo i rimpatri verso i paesi dei Balcani occidentali, il tasso di rimpatri dell’Unione europea scende ulteriormente raggiungendo il 27%. In pratica, la stragrande maggioranza di coloro che vengono colpiti da provvedimenti di espulsione, restano in Europa. L’UE cerca anche per questo di bloccare i migranti dall’altro capo del Mediterraneo. Un progetto di 46,3 milioni di euro cofinanziato dall’UE e dall’Italia per rafforzare le capacità di gestione delle frontiere in Libia è stato approvato nel luglio 2017 e proseguirà nei prossimi anni, ma è evidente che la situazione in Libia è fuori controllo e solo una piccola parte del suo territorio è sotto il controllo del Governo riconosciuto. Inoltre, per quanto riguarda le ricollocazioni, rivelatesi un fallimento, la priorità immediata dovrebbe essere quella di distribuire rapidamente le persone arrivate entro il 26 settembre 2017 sia dall’Italia che dalla Grecia nel resto d’Europa. In totale si prevede il ricollocamento di solo circa 37 000 persone (su 160000 previste originariamente). Anche il direttore di Frontex, Leggeri, ha relazionato sulle attività del 2016 dell’agenzia e sull’attuazione del regolamento (UE) n. 656/2014 recante norme per la sorveglianza delle frontiere marittime esterne, nonché sugli impegni degli Stati membri nei confronti delle squadre della guardia di frontiera e costiera. Dal quadro emerso, pur se i flussi sono numericamente diminuiti sulla rotta del Mediterraneo centrale, l’Italia resta il principale paese europeo con il carico di oneri e responsabilità maggiori per quanto riguarda la loro gestione.
Uno dei principali problemi derivanti all’UE dalla gestione dei flussi è come preservare e rafforzare lo spazio Schengen, la più grande zona di libera circolazione del mondo. In questa zona, oltre 400 milioni di cittadini dell’UE e chi la visita possono spostarsi liberamente al suo interno. Inoltre è consentito un flusso senza ostacoli di beni e servizi. Lo spazio Schengen è uno dei pilastri dell’integrazione europea e la Commissione europea è fermamente impegnata a salvaguardarlo e a preservare la libera circolazione assicurata alle persone. Da settembre 2015, i controlli alle frontiere interne sono stati ripristinati e prorogati almeno 50 volte (rispetto ai 36 casi del periodo 2006-2015). Questa situazione è stata causata dai movimenti secondari dei migranti irregolari e dall’aumento delle attività terroristiche transfrontaliere che minacciano gravemente l’ordine pubblico o la sicurezza interna di una serie di Stati Schengen. In nome di queste gravi minacce alcuni Stati membri hanno prorogato il ripristino del controllo di frontiera a più riprese, a volte fino ad esaurimento del lasso di tempo attualmente previsto dalle norme. La proposta da esaminare in Libe prevede che il periodo di tempo del ripristino temporaneo del controllo di frontiera alle frontiere interne per la durata prevedibile della minaccia grave sia portato a un anno (invece che sei mesi), e che la durata dei periodo di proroga passi da un limite massimo di 30 giorni a un limite massimo di 6 mesi.
Sono continuati i lavori di esame degli emendamenti al rapporto riguardante il regolamento dell’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust). L’ agenzia ha il compito di agevolare il coordinamento e la cooperazione tra le autorità nazionali responsabili delle indagini e dell’azione penale nel contrasto a forme gravi di criminalità organizzata (terrorismo, traffico di stupefacenti, criminalità informatica, pedopornografia ecc). Tali forme di criminalità, per la loro natura transfrontaliera, necessitano di risposte che vanno oltre i confini dei singoli Stati. E’ fondamentale migliorare la cooperazione giudiziaria e il coordinamento tra le autorità giudiziarie competenti. Pertanto, oltre agli aspetti in merito alla struttura e organizzazione di Eurojust, particolarmente delicata è la relazione con la Procura Europea, che avrà la competenza condivisa e non esclusiva per i reati lesivi degli interessi finanziari dell’Unione. E’ necessaria una chiara delimitazione delle competenze per evitare eventuali conflitti.
Eurojust, in ogni caso, rimane competente per prestare sostegno agli Stati membri che non partecipano alla cooperazione rafforzata sull’istituzione della Procura europea in tutti i casi riguardanti i reati lesivi degli interessi finanziari dell’Unione. Gli emendamenti presentati in qualità di relatrice ombra sono orientati ad una maggiore trasparenza e un maggior coinvolgimento del PE nella struttura di governance dell’Agenzia, ad una collaborazione efficiente tra Eurojust e la Procura europea che tenga conto della specifica natura della Procura europea e ad un regime di protezione dei dati applicabile all’Agenzia che sia in linea con il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati.
Un’ altra proposta della Commissione europea, assegnata alla l’esame della Libe, riguarda il regolamento sul riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca. Il congelamento e la confisca dei proventi di reato figurano tra i mezzi più efficaci di lotta contro la criminalità organizzata. Per bloccare il denaro proveniente da e destinato alle organizzazioni criminali bisogna disporre di uno strumento per il riconoscimento reciproco, negli Stati membri, delle sentenze e delle decisioni giudiziarie per agevolare la cooperazione giudiziaria in materia penale nell’UE. Anche in questo caso sono stati presentati emendamenti per promuovere a livello europeo e di Stati membri una gestione ottimale dei beni congelati e confiscati, per il loro riutilizzo sociale, per risarcire le vittime, le loro famiglie e le imprese cadute nelle mani della criminalità organizzata o per lottare contro il crimine organizzato.
Un’altra proposta di direttiva all’esame di Libe è invece volta a contrastare il riciclaggio di denaro mediante il diritto penale. La direttiva proposta realizza tale obiettivo attuando gli obblighi internazionali nel settore, sulla base della Convenzione del Consiglio d’Europa del 2005 sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato e sul finanziamento del terrorismo, STE n. 198 (“la Convenzione di Varsavia”), così come delle pertinenti raccomandazioni del Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI). Tagliare le fonti di finanziamento, rendere più difficile per i terroristi la possibilità di non essere individuati quando usano questi fondi, e sfruttare ogni informazione pertinente ottenuta dalle operazioni finanziarie, sono tutti modi per apportare contributi fondamentali alla lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata.
Considerata la crescente dipendenza della nostra vita quotidiana e delle nostre economie dalle tecnologie digitali, merita una menzione la questione della cibersicurezza dibattuta in Libe. La commissione UE si sta apprestando ad individuare misure che consentano all’UE di essere resiliente e in grado di proteggere la sua popolazione in modo efficace anticipando i possibili incidenti di cibersicurezza, costruendo una forte barriera di protezione nelle sue strutture e nei suoi comportamenti, riprendendosi rapidamente dagli eventuali ciberattacchi e opponendo deterrenti a coloro che se ne rendono responsabili.
Tra i pareri di cui la Libe si è occupata vi è quello che riguarda il diritto d’autore nel mercato unico digitale. L’evoluzione delle tecnologie digitali ha fatto emergere nuovi modelli di business e ha rafforzato il ruolo di Internet quale principale mercato per la distribuzione e l’accesso ai contenuti protetti dal diritto d’autore. La direzione intrapresa dall’Ue in questo contesto è quella di assorbire le differenze fra i diversi regimi nazionali del diritto d’autore e aprire maggiormente agli utenti l’accesso online alle opere in tutta l’UE. Altri temi trattati hanno riguardato la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni, degli organi, degli uffici e delle agenzie dell’Unione nonché libera circolazione di tali dati e relazione annuale sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea nel 2016.
COMMISSIONE JURI
Il mese di Ottobre si è aperto con una riunione straordinaria della Commissione JURI a Strasburgo, con all’ordine del giorno solamente le votazioni di alcuni rapporti tra i quali, in particolare, la mia relazione sulla implementazione della direttiva in materia di responsabilità ambientale, di cui ho parlato ampiamente nei report dei mesi scorsi, e la relazione sulla proposta di direttiva sui contratti di vendita online e altri tipi di vendita a distanza di beni.
La JURi si è poi nuovamente riunita il 9 e il 10 ottobre.
La riunione del 9 ottobre 2017 si è aperta con uno scambio di vedute sul parere relativo alla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza, di cui è relatrice la collega dell EFDD Joelle Bergeron. La proposta in questione mira a porre rimedio alla sottorappresentanza delle donne sul mercato del lavoro e a sostenere la loro carriera grazie a migliori condizioni per conciliare impegni di lavoro e responsabilità familiari. A tale scopo la proposta stabilisce criteri minimi per conseguire la necessaria parità tra uomini e donne in termini di opportunità occupazionali e trattamento sul lavoro. La proposta promuove altresì la non discriminazione e la parità di genere mediante l’adeguamento e l’ammodernamento del quadro giuridico dell’UE.
Subito dopo sono state esaminate quattro proposte di relazione sulla proposta di decisione del Consiglio che autorizza taluni Stati membri, nell’interesse dell’Unione europea, ad accettare l’adesione di alcuni Stati membri, alla convenzione dell’Aia del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori. La convenzione dell’Aia è uno strumento di fondamentale importanza che è stato ratificato da tutti gli Stati membri dell’Unione europea. La convenzione introduce un sistema che permette agli Stati contraenti di cooperare per trovare una soluzione ai casi di sottrazione internazionale di minori. Il problema si presenta generalmente quando una coppia si separa. Se la madre e il padre provengono da Stati diversi, sussiste la tentazione di sfruttare la mancanza di cooperazione tra gli Stati interessati per ottenere l’affidamento dei figli. Il problema principale, in queste circostanze, è la tendenza dei sistemi giuridici dei singoli Stati a praticare favoritismi in base alla nazionalità. Succede sovente che i tribunali di entrambi gli Stati coinvolti si dichiarino competenti e che ciascuno di essi affidi il minore al genitore che è cittadino dello Stato in cui si trova il tribunale. L’intento della convenzione è risolvere tali situazioni a livello internazionale, stabilendo che i tribunali competenti e le leggi applicabili sono quelli dello Stato di residenza del minore. La convenzione introduce inoltre un sistema che garantisce il ritorno immediato del minore sottratto.
In conclusione di giornata sono state esaminate, in camera di consiglio, alcune questioni riguardanti controversie che coinvolgono il Parlamento europeo ed alcuni casi di immunità parlamentare, tra i quali l’audizione dell’on. Ana Gomes, di cui sono relatrice, querelata per diffamazione per una sua intervista in cui denunciava casi di corruzione nel settore navale in Portogallo.
Il giorno successivo vi è stata una presentazione del sistema di c.d. e-justice della Repubblica di Estonia, ovvero un sistema di giustizia digitale, implementato da uno dei paesi europei maggiormente avanzati nel settore digitale.
Subito dopo si è votato per l’adozione del parere sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust).
Successivamente è stato presentato alla Commissione JURI il resoconto relativo al 6º incontro plenario dell’Osservatorio europeo sulla violazione della Proprietà Intellettuale. Nel corso della riunione sono stati anche esaminati gli emendamenti al report relativo al riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca, nonché il report annuale 2015-2016 sulla sussidiarietà e la proporzionalità.
Nel pomeriggio vi è stata la presentazione del rapporto speciale della Corte dei Conti europea concernente la valutazione delle prestazioni nella gestione dei singoli casi alla Corte di giustizia dell’Unione europea. In conclusione è stata esaminata la proposta di relazione relativa ai “Quadri di ristrutturazione preventiva, seconda opportunità e misure volte ad aumentare l’efficacia delle procedure di ristrutturazione, insolvenza e liberazione dai debiti.”
Territorio:
Ottobre 2017.
Numerose sono state le attività e le iniziative condotte su tutto il territorio nazionale nel mese di ottobre.
Da Vigonovo a Ferrara, fino ad Alcamo diversi sono stati gli incontri pubblici a cui ho partecipato per parlare di immigrazione e di tutte le problematiche connesse a questa complessa tematica.
Sono poi ritornata in Sicilia per partecipare al rush finale delle elezioni regionali:da Acitrezza a Catania, a Messina, diverse sono state le tappe a cui ho partecipato per diffondere le nostre idee di cambiamento e per rispondere alle domande di cittadini ed attivisti.
Con un’interrogazione diretta alla Commissione Europea abbiamo poi portato a conoscenza delle istituzioni comunitarie delle criticità relative ai Vigili del Fuoco discontinui, lavoratori veri e propri che non sono riconosciuti come tali dallo Stato italiano.
Costante è l’impegno a dare informazione ai cittadini sui fondi europei diretti ed indiretti:in tal senso, diverse sono le richieste che quotidianamente arrivano al nostro sportello Punto Europa sito in Cosenza.
Altresì costante è il controllo sulla gestione del sistema depurativo regionale e sullo della qualità delle acque di balneazione regionali.
Infine, anche in questo mese non sono mancati gli incontri con attivisti, associazioni e organismi locali che hanno segnalato problemi legati al territorio ed presentato proposte e suggerimenti.
Continuate a contattarmi per le vostre segnalazioni e per essere sempre aggiornati sulle nostre attività.
Un abbraccio,
Laura