COMMISSIONE LIBE:
Il tema caldo dei flussi migratori verso l´Europa ed in particolare verso l´Italia é stato ampiamente trattato anche questo mese. In particolare si é tenuto in LIBE un dibattito sulla questione dei profughi/migranti in Italia con il Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Interno Domenico Manzione. Il Sottosegretario italiano ha finalmente chiesto chiarimenti e più trasparenza sulle attività delle ONG in merito alle operazioni di salvataggio in mare. Ha ammesso che ci sono diverse questioni da chiarire, che come M5S abbiamo sollevato da tempo. Chiarimenti sono infatti necessari sulla mancata rispondenza di alcune Ong al coordinamento della Guardia Costiera delle operazioni SAR, sulla trasparenza riguardo i finanziamenti che ricevono, nonché sul fatto che tutte le Ong individuano solo in Italia i porti sicuri più vicini. Ulteriori approfondimenti si avranno il mese prossimo, quando altri attori coinvolti nelle operazioni SAR (Frontex, ONG, Guardia Costiera italiana) saranno auditi in Libe. Continuano i lavori sul rapporto, di cui sono relatrice, riguardante la proposta di regolamento che stabilisce una procedura comune di protezione internazionale nell’Unione Europea. Le implicazioni pratiche di una procedura per l´esame della richiesta di protezione internazionale piú uniforme, rapida e chiara sono molteplici. Oggi in Italia ci vogliono almeno 18 mesi per esaminare una domanda di asilo. Chi fa richiesta deve sapere il prima possibile se ha diritto alla protezione internazionale o se deve lasciare il nostro Paese. Tutto questo lo abbiamo denunciato da tempo, ancor prima che scoppiasse il caso di Mafia Capitale. Ci sono centri di accoglienza che sorgono dall’oggi al domani, cooperative che -come accade in Calabria- dalla vendita di macchine agricole si riscoprono esperti di accoglienza, pronti a ricevere fondi e a lucrare sulla pelle dei migranti. In diverse cittá i richiedenti asilo sono lasciati ciondolare per le strade, senza alcun tipo di progettualità, senza alcuna tutela dei loro diritti. In tutta Italia assistiamo ad un fiorire di strutture di accoglienza che cavalcano l´emergenza al momento degli sbarchi per guadagnarci sopra. Il risultato è l’incitamento alla xenofobia, la guerra tra poveri, l’odio tra persone che dovrebbero veder tutelati, dallo Stato, dignitá e diritti. I cittadini italiani sono stanchi di una gestione emergenziale di un fenomeno ormai strutturale che sta coinvolgendo il nostro paese da anni. È ormai uno scaricabarile di responsabilità che si trascina da troppo tempo. Spesso i cittadini chiedono risposte all’amministrazione comunale, il Sindaco chiede soluzioni alla Prefettura, la Prefettura chiede provvedimenti al Ministero dell’interno, il quale a sua volta chiede interventi all’Unione europea. Lo scaricabarile ha fatto perdere tempo e ha esasperato le persone, ha alimentato tensioni sociali, ha disorientato portando all’individuazione di un nemico sociale da combattere, capro espiatorio usato ad hoc per coprire l’incapacità e le nefandezze dei governi che si sono avvicendati negli ultimi decenni. Alcuni Paesi dell’Est continuano a non cooperare e partecipare alla ricollocazione dei rifugiati. Oltre alla mancanza di volontá di attuare soluzioni per migliorare la gestione attuale dei flussi, ad aggravare la situazione é la presenza di alcuni accordi, negoziati dal governo Renzi, che consentono, come nel caso dell´operazione Triton, che gli sbarchi avvengano solo in Italia, lasciata da sola ad affrontare le problematiche derivanti dai flussi migratori. In ogni occasione, soprattutto nelle discussioni di competenza della Libe, ribadiamo le nostre proposte come il superamento del Regolamento di Dublino, sanzioni ai Paesi che si rifiutano di ricollocare i migranti arrivati nei paesi di primo ingresso dell´UE, vie legali di accesso per contrastare traffico di esseri umani e business, stop alla vendita di armi ai Paesi in guerra, una vera cooperazione internazionale e di sviluppo dei Paesi di origine. In ogni sede si ribadisce quanto sia indispensabile che la gestione dei fondi destinati al sistema di accoglienza sia assolutamente trasparente al fine di evitare infiltrazioni della criminalità organizzata nelle strutture che accolgono i migranti (si ricordi l´inchiesta Mafia Capitale). Non meno importante é la stipulazione di accordi bilaterali con i paesi d’origine per consentire i rimpatri e il rafforzamento dei programmi di rimpatrio volontario assistito (nel programma non è esplicitato, ma si suppone a pagamento) per chi deve essere rimandato in paesi in cui non vigono accordi bilaterali. Inaccettabili sono le soluzioni con accordi sottobanco con dittatori prendendo a modello quello Eu-Turchia, cosi come inaccettabile é che si continui a destabilizzare il Medio Oriente e il nord Africa e che ci siano Stati Membri che continuino a non rispettare l’articolo 80 del TFUE in cui si dice che nella gestione dei flussi migratori i Paesi europei devono cooperare e condividere le responsabilità tra tutti. La Libe ha approvato questo mese due files del CEAS (il sistema europeo comune di asilo) ovvero: 1) la proposta regolamento che sostituisce la direttiva qualifiche al fine di armonizzare in modo piú vincolante le norme relative al riconoscimento delle persone che necessitano di protezione internazionale e alla definizione dei diritti di cui tali persone dovrebbero godere; 2) La proposta della Commissione Europea relativa alla creazione di un’Agenzia dell’Unione europea per
l’asilo, che ha lo scopo di rafforzare il ruolo dell’EASO e convertirlo in un’Agenzia dell’UE a pieno titolo, dotata delle risorse e del mandato necessari per assistere gli Stati membri nelle situazioni di crisi, ma anche offrire agli Stati membri l’assistenza necessaria a livello operativo e tecnico, anche sostenendo una distribuzione equa e sostenibile delle richieste di protezione internazionale nonché monitorando e valutando l’attuazione del CEAS. Continuano invece i lavori in merito al pacchetto delle proposte legislative sulle “frontiere intelligenti” per modernizzare la gestione delle frontiere esterne dello spazio Schengen ed in particolare sulla proposta di regolamento su un sistema di ingressi/uscite (EES) per la registrazione di informazioni sulla data e sul luogo di ingresso e di uscita di cittadini di paesi terzi che entrano nello spazio Schengen (e che modifica il regolamento n. 767/2008 e il regolamento n. 1077/2011). Tale proposta mira ad abbreviare i tempi e migliorare la qualità delle verifiche di frontiera per i cittadini di paesi terzi, garantire un’individuazione sistematica e affidabile dei soggiornanti fuori termine e rafforzare la sicurezza interna e la lotta contro il terrorismo e le forme gravi di criminalità. Congiuntamente alla Commissione Femm, la Libe ha esaminato il progetto di relazione interlocutoria sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione da parte dell’Unione europea della convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Continuano a rimanere diffuse in Europa le gravi forme di violenza, ed in particolare la violenza domestica, le molestie sessuali e lo stupro, che costituiscono una grave violazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze e il principale ostacolo al raggiungimento della parità tra i sessi. Si é votato su un rapporto che riguarda la direttiva PIF relativa alla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell’Unione mediante il diritto penale. Tale atto va nella direzione di armonizzare il diritto penale in Europa per quanto riguarda i reati commessi ai danni del bilancio dell’UE. I relatori della commissione per il controllo dei bilanci e della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni hanno lavorato su questo tema per più di quattro anni, negoziando assieme con i ministri della Giustizia degli Stati membri. Con la PIF si stabilisce la base giuridica in base alla quale saranno perseguiti i reati dalla costituenda Procura europea. La sanzione massima per le persone fisiche sarà di almeno 4 anni di reclusione in Europa, quando si tratta di danni arrecati o vantaggi ottenuti per un valore di almeno 100 000 EUR. Altro argomento di estrema importanza di cui si é discusso in Libe é stato la lotta al riciclaggio di denaro mediante il diritto penale. Le attività dei criminali, e delle organizzazioni criminali, sono concepite per generare profitti. In sostanza, il riciclaggio di denaro usa le entrate generate da una molteplicità di attività transfrontaliere illegali – come il traffico di stupefacenti, la tratta di esseri umani, il traffico illecito di armi, la corruzione – per acquisire, convertire o trasferire beni, nascondendo la vera natura della loro origine, in modo da utilizzare i proventi di questi reati nei circuiti dell’economia legale. Il riciclaggio di denaro consente alle organizzazioni criminali di godere delle loro attività illegali e di mantenerne il funzionamento. Una rafforzata risposta penale al riciclaggio contribuisce a contrastare gli incentivi finanziari che sono il motore dei reati. Tra i pareri adottati dalla Libe, particolare menzione merita quello che riguarda il rapporto di competenza Juri inerente alle misure legittime per proteggere gli informatori che agiscono nell’interesse pubblico, quando divulgano informazioni riservate di imprese e organismi pubblici (whistleblowers). Gli informatori svolgono infatti un ruolo cruciale nella lotta contro la corruzione e altri reati gravi e la loro protezione non dovrebbe essere limitata ai soli casi in cui sono rivelate informazioni riservate, ma dovrebbe applicarsi a tutti i casi di divulgazione di condotta scorretta, irregolarità o di coinvolgimento in attività illecite.
Commissione Juri
La riunione di giugno della commissione giuridica si è aperta con uno scambio di vedute con il Commissario Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea, responsabile delle relazioni interistituzionali ed in materia di stato di diritto e diritti fondamentali, nell’ambito del dialogo strutturato fra Parlamento e Commissione. L’incontro ha costituito l’occasione per affrontare, fra le altre, la questione del rispetto della Carta dei diritti fondamentali da parte di alcuni stati membri dell’Unione, ma anche con riferimento alla gestione del fenomeno migratorio. Ho fatto presente al commissario quando si parla di Europa e dei suoi valori non si può fare a meno di pensare alla Carta dei diritti fondamentali, che io credo sia alla base dell’esistenza stessa dell’Unione europea. Al di là delle tante belle e condivisibili dichiarazioni di intenti espresse dal Parlamento per la salvaguardia dei diritti fondamentali un po’ ovunque nel mondo, da alcuni anni assistiamo a casi di mortificazione, se non addirittura di sistematica violazione di principi sanciti nella Carta in alcuni Stati membri, soprattutto dell’est. Purtroppo, però, alle denunce più volte sollevate dal Parlamento non hanno fatto seguito adeguate azioni da parte delle altre istituzioni. Ad oggi l’art. 7 del Trattato non è stato mai attivato e non si riesce a capire quali possano essere le misure alternative per prevenire le violazioni dei diritti fondamentali all’interno dell’UE. A tal proposito ho sottolineato che, da questo punto di vista, non si può condividere l’ottimismo nei confronti di questa Europa á la carte, troppo spesso bloccata nell’empasse di un Consiglio in cui sembrano prevalere l’egoismo degli interessi nazionali. La stessa empasse e lo stesso egoismo che caratterizzano il Consiglio il consiglio e gli Stati membri che hanno lasciato completamente sola l’Italia nella gestione dell’incessante fenomeno migratorio che muove dalle coste del Nordafrica. Gli ho manifestato tutto il mio scetticismo per l’esito dei negoziati per la riforma del regolamento di Dublino che disciplina la materia dell’asilo in maniera ingiusta, perché in contrasto con il principio di solidarietà, ed inefficace, perché ha reso ormai ingestibile la situazione. Purtroppo devo dire, che ho ricevuto solamente delle risposte di circostanza, tipo: “La commissione sta facendo tutto il possibile” o “Ci vuole la solidarietà degli Stati membri”. Risposte che mi hanno lasciata profondamente insoddisfatta e che non fanno che aumentare il mio scetticismo sulla reale capacità di questa Europa di affrontare in maniera efficace e risolutiva questi temi.
A seguire vi è stata la presentazione, da parte del servizio giuridico, del manuale interistituzionale per la redazione degli atti legislativi nonché uno scambio di vedute sulla pubblicazione elettronica della Gazzetta Ufficiale dell’UE e sul riconoscimento reciproco degli ordini di confisca e di congelamento dei beni.
Nel corso di questa riunione ho anche presentato la proposta di relazione sul recepimento della direttiva sulla responsabilità in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale, al quale hanno partecipato studiosi ed esperti del settore. È stata l’occasione per ribadire quanto più volte detto in merito alla necessità di fare un “tagliando” alla direttiva sulla responsabilità ambientale. In particolare ho proposto:
– l’introduzione nella direttiva di una norma che istituisca un regime di responsabilità secondaria partendo dall’esperienza dei vari modelli già adottati in alcuni Stati come ad esempio la Francia, l’Ungheria, la Polonia ed il Regno Unito (ad esempio, se un’azienda pericolosa viene ceduta, e a seguito di un disastro non é possibile risalire al responsabile, risponderanno solidalmente sia il cedente sia il cessionario);
– l’istituzione di un fondo europeo per la riparazione del danno ambientale;
– una nuova definizione di danno ambientale che sia efficace, omogenea e funzionale alla veloce evoluzione dei fattori inquinanti derivanti dalle attività industriali, considerando anche la possibilità di estendere l’ambito della direttiva anche al danno all’aria, alla fauna ed alla flora, al paesaggio e cercando di individuare quelle nuove attività pericolose che dovrebbero essere inserite nella lista delle attività per le quale è prevista la responsabilità oggettiva dell’operatore di cui all’allegato III della direttiva;
– la definizione di un più chiaro e preciso concetto di “soglia di rilevanza” del danno ambientale al fine di rendere omogenea ed unitaria l’applicazione della ELD in tutti gli Stati Membri;
– di considerare l’introduzione di norme che agevolino gli operatori e le compagnie assicurative, al fine di aumentare la diffusione di un regime assicurativo per i casi di danno ambientale, valutando anche la possibilità di rendere obbligatoria la garanzia finanziaria per gli operatori interessati dalla ELD;
– l’istituzione di un registro europeo per i casi ELD, l’istituzione di un registro nazionale ed europeo per gli operatori che svolgono attività pericolose di cui all’allegato III della direttiva, l’istituzione di un sistema di controllo finanziario sugli operatori che svolgono attività pericolose;
– l’incremento e il miglioramento del programma di formazione della Commissione UE per l’implementazione della direttiva ELD aumentando e migliorando gli incontri periodici con i vari gruppi di esperti nazionali;
– una sistematica campagna di informazione, ma anche l’opportunità di prevedere degli sgravi fiscali o altre forme di premialità per le aziende che si impegnano con successo nella prevenzione dei danni ambientali;
– l’istituzione di apposite autorità indipendenti titolari dei poteri di gestione, controllo nonché dei poteri sanzionatori attribuiti dalla ELD.
Adesso i deputati avranno la possibilità di presentare i loro emendamenti alla mia proposta.
Subito dopo è stato presentato il progetto di parere sul dossier riguardante il regolamento sulla ePrivacy. Dopo la breve presentazione dei risultati della consultazione pubblica sulla robotica, vi è stato uno scambio di vedute con il commissario Andrus Ansip, vicepresidente della Commissione responsabile per il mercato unico digitale, nell’ambito – anche in questo caso – dialogo strutturato tra il Parlamento e la Commissione. La giornata si è conclusa con la discussione, a porte chiuse, di alcuni casi di immunità parlamentare.
Il giorno successivo i lavori sono proseguiti con i voti di alcuni dossier tra cui il report di iniziativa su alcuni aspetti della mediazione nelle materie civili e commerciali e il parere sul distacco dei lavoratori nell’ambito della fornitura di servizi. Nel corso della giornata vi sono poi stati altri due hearing: uno in materia di procedure di insolvenza ed un altro sulle sfide del diritto internazionale privato nell’attuale contesto migratorio.
Territorio
Il mese di Giugno è iniziato con il rush finale per la campagna elettorale a sostegno dei nostri candidati alle amministrative 2017: il tour elettorale calabrese, nello specifico, mi ha portato nei primi giorni del mese a Catanzaro, Pizzo ed Amantea .
Dopo una lunga battaglia i risultati elettorali ci premiano in diverse città calabresi dove, con attivisti, simpatizzanti e cittadini, abbiamo gioito per l’ingresso dei nuovi portavoce M5S nei rispettivi Consigli Comunali.
Successivamente ho partecipato, via Skype, ad un dibattito tenutosi a Cosenza sull’importante tema della separazione delle carriere in ambito giudiziario.
Incessante anche in questo mese è stata la divulgazione di informazioni sui fondi europei diretti ed indiretti, lo scopo è quello di fornire a tutti gli interessati gli strumenti e le notizie utili a rendere concreta un’idea progettuale tramite i finanziamenti europei.
Altresì costante è il controllo sulla gestione del sistema depurativo regionale e sullo della qualità delle acque di balneazione regionali.
Infine, anche in questo mese non sono mancati gli incontri con attivisti, associazioni e organismi locali che hanno segnalato problemi legati al territorio ed presentato proposte e suggerimenti.
Continuate a contattarmi per le vostre segnalazioni e per essere sempre aggiornati sulle nostre attività.
Un abbraccio,
Laura