CRIMINALITA’ ORGANIZZATA E CORRUZIONE: COME NASCE UN RAPPORTO

Una delle domande più frequenti è relativa a cosa può fare in concreto un portavoce in Europa e come può interagire con gli attivisti, in modo da rendere realmente trasparente e più partecipato il percorso decisionale nell’Unione. Per questo motivo, ho deciso di spiegare le tappe fondamentali di questo report.

Partiamo proprio dall’inizio: l’iniziativa legislativa spetta alla Commissione Europea, ma il Parlamento europeo ha la facoltà di presentarle una relazione su un tema rilevante attraverso una proposta di risoluzione.

In questo modo, ho ottenuto la possibilità di poter elaborare un Progetto di Relazione sulla lotta contro la corruzione e il seguito dato alla risoluzione della commissione speciale CRIM sul crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro.

PUNTO DI PARTENZA 

All’interno delle commissioni parlamentari si tengono delle audizioni, degli incontri di approfondimento con esponenti ai massimi livelli delle realtà interessate, oltre a un primo scambio di vedute con i parlamentari dei vari partiti che siedono nella stessa commissione di lavoro. In questo caso specifico, in LIBE, la commissione parlamentare per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, ho raccolto vari spunti e argomentazioni e le ho utilizzate, insieme alla mia esperienza personale e a quanto emerso da una lunga fase di studio, per predisporre un Documento di Lavoro che contiene gli aspetti che ho ritenuto fondamentali per questa prima fase.

Sono partita dalle raccomandazioni della commissione CRIM per formulare proposte tese a rafforzare le azioni di contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata e ho costatato che l’assenza di definizioni minime comuni fra gli Stati Membri ha permesso a organizzazioni di tipo mafioso di diversificare azioni e mercati, massimizzando i propri profitti e permeando moltissimi ambiti. I guadagni illeciti così ricavati sono stati riciclati nell’economia legale europea, anche attraverso un’elevata capacità di adattamento delle organizzazioni criminali nell’utilizzo delle nuove tecnologie.

In seguito, ho ritenuto importante evidenziare come l’aspetto di repressione (in altre parole, punitivo) debba essere affiancato da azioni preventive e sostenuto dalla promozione e diffusione della cultura della legalità su tutto il territorio.

Ho inoltre cercato di mettere in rilievo alcuni ambiti dove le attività criminali hanno trovato nuove opportunità e ampi margini di espansione, come la gestione dell’immigrazione, dei centri di accoglienza e dei fondi per l’emergenza migranti, ma anche acceso i riflettori sul contrasto necessario al caporalato, al traffico di essere umani e a quello degli organi, all’induzione alla prostituzione e alla schiavitù, al traffico e allo smaltimento dei rifiuti e più in generale verso i reati ambientali. Particolarmente preoccupante è poi il livello di corruzione nella pubblica amministrazione che, unitamente alle truffe e alle frodi nell’utilizzo dei fondi europei, mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche e impatta pesantemente sulla qualità dei servizi forniti.

Un altro aspetto che ho voluto inserire sin dall’inizio è quello relativo al ruolo dei testimoni, degli informatori e dei collaboratori di giustizia, non tutelati da un programma di protezione europeo che sia efficace in un contesto transnazionale come quello del crimine organizzato. Infine ho voluto ribadire l’importanza del riutilizzo dei beni confiscati, che devono far parte di un processo di restituzione alla collettività di beni illecitamente sottratti ai cittadini.

I PAREREI DELLE ALTRE COMMISSIONI 

 Oltre alla commissione titolare, il funzionamento del Parlamento si basa sui pareri di altre commissioni competenti. In questo caso si sono espresse quella per il controllo dei bilanci (CONT, con votazione a larghissima maggioranza) e quella per lo sviluppo (DEVE, all’unanimità). Esse hanno apportato osservazioni e contributi utili per il progresso del report che ho preparato.

E’ infatti stata chiesta l’adozione di una definizione comune di criminalità organizzata a livello europeo ed è stata evidenziata la necessità di una rete operativa per lo scambio di informazioni di concerto con Europol. E’ stato inoltre segnalato l’aumento delle frodi IVA, invitando gli Stati membri a partecipare a EUROFISC, una struttura in ambito europeo per agevolare lo scambio di informazioni utili a combattere tali frodi. A tal proposito, è stata sottolineata l’urgenza di un accordo tra il Parlamento Europeo e il Consiglio sulla direttiva relativa alla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell’Unione mediante il diritto penale (direttiva PIF).

Un ulteriore contributo è arrivato a sostegno dell’istituzione della Procura unica europea, dotata di ampi poteri, e dell’attenzione necessaria per i paradisi fisali e per i paesi che perseguono regimi fiscali non trasparenti e dannosi. Oltre all’invito all’Unione Europea a presentare domanda di adesione al Gruppo di Stati contro la Corruzione (in sigla GRECO), sono emersi alcuni aspetti particolari, come le attività delle organizzazioni criminali in collusione con i colletti bianchi (persone connesse alle imprese e alle banche, tra le quali vi sono funzionari pubblici di ogni livello), l’intreccio fra criminalità organizzata e terrorismo, e il bisogno di un’assoluta trasparenza dei flussi bancari per gli individui ma anche per le aziende e le fondazioni.

IL PROGETTO DI RELAZIONE 

Questo documento deve avere una struttura e una lunghezza predefinite, per cui non è sempre possibile inserire tutto quanto appare utile; anche in questo caso, si è resa necessaria una selezione degli apporti ricevuti dai colleghi delle altre commissioni. Tuttavia, per evitare di disperdere quanto ricevuto e per rafforzare il contenuto stesso della proposta, il Progetto di Relazione che ho predisposto ha un’ampia parte introduttiva (per intenderci, quella che elenca le normative, i trattati, le direttive, i regolamenti, le risoluzioni, i documenti visti a supporto della stesura).

In questo elaborato ho scelto di ribadire i contenuti della risoluzione del 2013 sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro, cercando però di monitorare l’applicazione e quindi l’efficacia delle norme esistenti. Ho poi accolto la richiesta di adesione dell’Unione al Gruppo di Stati contro la Corruzione e ho sostenuto un maggiore supporto degli Stati membri alla cultura della legalità. Ho inoltre richiesto un quadro legislativo più nitido, armonico e forte, che preveda anche la tutela dei whistle-blower, dei testimoni e dei collaboratori di giustizia, oltre a una normativa per il contrasto degli eco reati.

Ho ovviamente fatto mia la richiesta di istituire una Procura europea indipendente con competenze e poteri definiti, così come ho ribadito il bisogno di una cooperazione di polizia e giudiziaria più efficiente a livello europeo. Inoltre ho voluto mantenere una questione essenziale come la confisca dei beni della criminalità organizzata e il loro riutilizzo sociale, inserendo al contempo la proposta dell’adozione in tutta l’Unione di un sistema di “e-procurement” per ridurre il rischio di corruzione negli appalti pubblici e l’esigenza di una maggiore trasparenza e tracciabilità dei flussi di denaro, soprattutto quando si tratta di denaro dei fondi (e quindi dei cittadini) europei.

Infine, ho inserito sinteticamente alcuni ambiti specifici la cui portata, a mio avviso, non poteva assolutamente essere trascurata, come la contraffazione delle merci, dei farmaci, dei prodotti agroalimentari, il traffico di stupefacenti, gli interessi criminali attorno al gioco d’azzardo, i paradisi fiscali, il terrorismo di matrice ideologica, la gestione dei fondi destinati all’immigrazione.

A che punto siamo?

Questo è il lavoro “istituzionale” che ho svolto finora, ma c’è un altro passaggio fondamentale da ricordare: quello che prevede il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini. Attraverso la piattaforma Rousseau è infatti stato possibile interagire per emendare, integrare e migliorare la proposta. Il percorso del Progetto di Relazione non si è certo esaurito e proseguirà arricchito anche con quanto emerge dai contributi ricevuti.

E’ un modo di portare la voce dei cittadini nelle istituzioni, un’azione concreta per permettere a una portavoce quale sono io di mantenere un filo diretto fra gli elettori e quanto viene realizzato all’interno del Parlamento Europeo. Il Movimento 5 Stelle aveva promesso maggiore trasparenza e partecipazione democratica ed è proprio quanto sto cercando di portare avanti nel mio lavoro quotidiano all’interno di questa istituzione.

 

 

 

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